lunedì 2 giugno 2008

In memoria di Enzo Tortora


Di Enzo Tortora ho un ricordo preciso. Il periodo è quello della fine degli anni 70, primi anni 80′. Le tv private stavano iniziando allora il loro percorso (e Tortora ne era stato uno dei promotori con Antenna 3 Lombardia). Ho ancora vivi nella mente i venerdi invernali in attesa della messa in onda di Portobello, una trasmissione dedicata alla compravendita di oggetti strani e alla presentazione di personaggi particolari. Un programma dal successo straordinario, oltre 18-20 milioni di spettatori.Poi un giorno tutto cambia. Il 17 giugno 1983 le forze dell’ordine irrompomo nell’albergo dove ospitava, aspettando che la stampa e le TV che erano state vigliaccamente preavvisate fossero pronte alla ripresa dell’arresto. L’accusa era gravissima: spaccio di droga e connivenza con la camorra.Uno shock per il pubblico e sopratutto per Tortora che era convinto di vivere un incubo, ma era purtroppo la realtà. L’uomo buono, gentile con tutti, disponibile ad aiutare gli altri era stato dato in pasto alla pubblica opinione. In tanti dicevano: “Io lo sapevo, non poteva essere quello che voleva farci credere in televisione”. Ricordo bene l’espressione di sbigottimento di mia madre, grande fan di Enzo Tortora. Non ci voleva credere assolutamente ed è stata sempre convinta della sua innocenza.L’arresto di Tortora e degli oltre 800 persone che furono arrestate quella notte in tutta Italia è una delle pagine più buie e tragiche della storia italiana.Da Wikipedia: L’accusa di associazione per delinquere di stampo camorristico si basava solamente sulla base delle dichiarazioni di alcuni pregiudicati come Giovanni Pandico, Giovanni Melluso detto “Gianni il bello”, Pasquale Barra, noto come assassino di galeotti quand’era detenuto e per aver tagliato la gola, squarciato il petto e addentato il cuore di Francis Turatello,ex capo della mala milanese; infine altri 8 imputati nel processo alla cosiddetta Nuova Camorra Organizzata accusarono Tortora. A queste accuse si aggiungeranno quelle, rivelatesi anch’esse in seguito false, del pittore Giuseppe Margutti, già pregiudicato per truffa e calunnia, e di sua moglie Rosalba Castellini, i quali dichiareranno di aver visto Tortora spacciare droga negli studi di Antenna 3. L’accusa si basava su un’agendina, trovata nell’abitazione di un camorrista, con sopra un nome scritto a penna con a fianco un numero. Seguenti indagini calligrafiche proveranno che il nome non fosse Tortora bensì Tortona. Il recapito telefonico non era quello del presentatore e l’unico contatto che Tortora ebbe con Giovanni Pandico fu per dei centrini provenienti dal carcere in cui era detenuto lo stesso Pandico, che erano stati indirizzati al presentatore perché venissero venduti all’asta del programma Portobello. In Pandico, schizofrenico e paranoico, crebbero dei sentimenti di vendetta poiché i centrini furono smarriti da Tortora; Pandico iniziò a scrivere lettere indirizzate al presentatore che pian piano assunsero carattere intimidatorio con scopo di estorsione. La vicenda si concluse con un assegno di rimborso del valore di 800.000 lire.”In realtà si trattava di una montagna di accuse infondate. Insieme a Tortora furono arrestate centinaia di persone. Per tantissimi di loro si trattava solamente di casi di omonimia, ma oramai la loro vita era rovinata. Ebbi modo di incontrare Enzo Tortora nel 1984 a Cagliari, durante la campagna elettorale per le Europee, dove Tortora era stata condidato dal Partito Radicale.Io all’epoca ero un giovanissimo militante e l’impressione che ebbi di Tortora fu di un uomo fiero e deciso ad ottenere giustizia per se ma sopratutto per tanti sconosciuti che vivevano la sua stessa condizione.Dopo vari gradi di giudizio Tortora sarà assolto definitivamente dalla Corte di Cassazione il 17 giugno 1987, a quattro anni esatti dal suo arresto. Purtroppo a seguito di questa vicenda la salute di Tortora era stata duramente messa alla prova. Enzo Tortora morirà la mattina del 18 maggio 1988 nella sua casa di Milano, stroncato da un tumore.